LA TIGRE E LA FRAGOLA

Un monaco cammina nella foresta, si guarda attorno e si accorge di essere inseguito da una tigre. Accelera il passo, ma a un certo punto si trova davanti a un precipizio. Decide comunque di scendere aggrappandosi a tutto quello che trova ma, mentre lo fa, vede un’altra tigre sotto di lui. Quindi c’è una tigre sopra e un’altra sotto e, per rendere la situazione ancor più terrificante, l’uomo  si rende conto che gli arbusti ai quali si è aggrappato  stanno cedendo. Poi, all’improvviso, vede accanto a sé una fragola, la più bella fragola mai vista, profumata, perfetta nella forma e nella maturazione. Cosa fa allora? Allunga la mano e la mangia.

Cosa ci insegna questa storiella? Che è impossibile vivere la vita senza stress, difficoltà e sofferenza; che c’è sempre una tigre in agguato pronta ad aggredirci  o un terreno che frana e ci manda gambe all’aria e che  la morte prima o poi arriva, perché siamo mortali e non possiamo sfuggire a questa verità. Certo che ci sono anche momenti felici, ma sono momenti.

Quindi cosa possiamo fare? Mangiare le fragole.

In questo momento, anche se annaspiamo tra le difficoltà, siamo comunque vivi, dunque mangiamo le fragole. Un modo per farlo è praticare  yoga e educazione somatica ogni  giorno: facendolo, rilasciamo le tensioni, che si annidano nei muscoli e nei tessuti e che rappresentano il nostro passato. Durante la pratica lasciamo andare il passato, ci installiamo nel presente e mangiamo la fragola, godiamo di questo tempo che è  delizioso come la fragola, tempo che dedichiamo al nostro  benessere e che ci da calma, piacere e pace. Nello spazio della pratica  lasciamo da parte ambizioni, frustrazioni, giudizi, nessuno ci reclama e ha bisogno di noi, non dobbiamo essere efficienti e produttivi, semplicemente ci distendiamo a terra con gli occhi chiusi  e ci sentiamo profondamente a nostro agio, non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, non dobbiamo fare nulla.  Questo lasciar andare, questo spogliarsi di tutte le responsabilità è terapeutico, ci risana perché ci permette di sprofondare nel nostro sé  e quando ci alziamo per riprendere le nostre attività quotidiane siamo persone diverse, siamo cambiate, ci sentiamo meglio, rinnovati, possiamo fare scelte diverse, siamo meno irritabili, più gentili, meno arrabbiati, meno impazienti. La pratica è un dono che facciamo a noi stessi e al mondo.

Sfuggire sempre ai precipizi e alle tigri è impossibile. Quello che invece è possibile è scegliere di  apprezzare le fragole e mangiarle, ma non è così scontato. Siamo sempre troppo impegnati a preoccuparci delle incertezze del futuro o a lamentarci delle sventure del passato, a esultare per i successi o disperarci per i fallimenti, e così  dimentichiamo che la vita dura il tempo di  un soffio e che dobbiamo  godere appieno di ogni istante presente.

Voglio salutarvi e augurarvi Buon Natale con le parole di Pema Chodron, monaca buddhista:

Tigri sopra, tigri sotto. Dal momento della nascita a quello della morte, questa è la nostra condizione di esseri umani. Ogni momento è quello che è: potrebbe essere l’unico momento della nostra vita, l’unica fragola che mangiamo. Il saperlo ci mette davanti a un’alternativa: può farci precipitare nella depressione o spingerci a considerare ogni momento della nostra vita come la cosa più preziosa che possediamo.