STORIA DEL MIO INFARTO E DI COME LO YOGA MI HA AIUTATO
Circa un anno fa ho avuto in infarto, anzi 2, a distanza di 3 giorni l’uno dall’altro. Il primo non l’ho riconosciuto; essendo sempre stata una persona sana, ho pensato che i sintomi che sentivo fossero attribuibili a una indigestione. La seconda volta però è suonato il campanello d’allarme e, nel digitare in Internet “sintomi dell’infarto nelle donne”, ho capito cosa mi stava succedendo. Tutto si è risolto per il meglio ma, nei mesi successivi, ho notato che durante la pratica yoga il mio corpo istintivamente rifiutava le posizioni di grande estensione, tipo arco o locusta. Ho deciso di assecondare questa tendenza, interpretandola come un bisogno naturale del mio sistema di proteggersi dopo l’accaduto.

LO YOGA FA EMERGERE IL TRAUMA E LO SCIOGLIE
Nel corso di questo mese, per preparare le lezioni di gruppo, mi sono invece confrontata a lungo con una di queste posizioni: il cammello, che implica una grande apertura di tutto il lato anteriore del corpo, soprattutto della parte alta, proprio la parte nella quale si è localizzata la contrazione al momento dell’infarto. Nell’esplorare la posizione ho notato una certa difficoltà e l’ho inizialmente attribuita a una maggiore rigidità del mio corpo causata dall’avanzare degli anni. In particolare, ho avvertito una forte tensione a livello del collo e della gola e mi sono detta, con rammarico, che l’età lascia il segno. Il giorno seguente ho riprovato a praticare e, all’improvviso, la posizione è stata facile, ho ritrovato il corpo di sempre, che pratica con fluidità, senza resistenze. Soprattutto, ho avuto la sensazione di essermi tolta un peso, di avere liberato qualcosa, di avere creato spazio dove prima c’era una tensione che non avvertivo facendo altri movimenti che mi portavano sì nell’apertura, ma meno intensa.
LO YOGA E’ FONTE DI INFINITE SCOPERTE
Qual è la morale di questa storia? Che va benissimo muoversi ascoltando sempre i messaggi del corpo e rispettando i suoi limiti, ma bisogna anche domandarsi da cosa dipendono: se sono fisiologici, è giusto rispettarli, se invece sono il frutto di blocchi, possiamo agire con dolcezza e consapevolezza per scioglierli.
Il corpo è un libro sul quale si iscrivono tutte le nostre esperienze di vita e la pratica yoga, fonte di infinite scoperte, ci insegna a leggerlo.
